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La Legge Scout valida per ogni cristiano
Il commento di Pier Giuseppe Alvigini
31/07/2011
Pier Giuseppe Alvigini, A.S. della Comunità MASCI di Alessandria, ha commentato come segue gli articoli della Legge Scout. L'introduzione ed i dieci articoli li potete trovare tutti nella pagina sottostante. (Per stampare alcune parti del documento: evidenziare la parte interessata poi andare su "file" > "stampa" quindi spuntare "selezione" e poi "ok") LA LEGGE SCOUT INTERPRETATA E REALIZZATA DA NOI ADULTI INTRODUZIONE Il “colpo di genio” di Baden Powel - l’intuizione di base dalla quale è partito per progettare lo Scoutismo e che spiega la sua diffusione nel mondo libero - è l’aver posto a base di tutto lo Scoutismo la legge naturale, ossia i contenuti che qualificano la comune natura umana rispetto i gradi inferiori del Creato: animale, vegetale, minerale. La comune natura umana che ciascuno di noi ha ricevuta all’atto del concepimento e che ciascuno di noi interpreta secondo il proprio modo di essere, cioè secondo la propria personalità. Quindi la “comunità” è la incarnazione “qui ed ora” della comune natura da parte di tutti gli esseri umani esistenti nelle diverse fasi storiche. Pertanto, è facile capire che, partendo dalla natura umana, BP ha rilevato che essa, nella età dell’infanzia, si esprime giocando ed è attratta dal mondo animale, come noi stessi constatiamo con i nostri figli e con i nostri nipoti. Ed ecco spiegato il programma predisposto per i Lupetti. Ha rilevato che la natura umana, nell’età della adolescenza, ama il fare, comincia ad aprirsi alle relazioni sociali ed alle esigenze organizzative, vive tra mistero e rivelazione, tra fantasia e realtà, tra indipendenza e necessità di una guida, tra certezze ed avventura. Ed ecco spiegato il programma predisposto per gli Esploratori. Successivamente è andato rendendosi conto che una fase storica stava esaurendosi, che lo stesso ruolo di riferimento mondiale, svolto dall’Inghilterra nella fase di massimo splendore, stava per essere superato dai profondi rivolgimenti in corso. Bisognava aiutare i giovani a ragionare, ricercare, pensare, discutere, riflettere, capire, per cercare di superare le difficoltà nella convivenza civile. I giovani amano il “gruppo”, il “giro di amici” che offre loro sicurezza. Noi genitori e nonni rimaniamo certamente la base, il pavimento, la copertura dietro le spalle che dà loro la necessaria certezza, ma sentono che devono crescere, rendersi autonomi, e, quindi, ecco il “Clan”. Queste rilevazioni hanno suggerito a BP quella che noi chiamiamo la “Branca ReS”. Per essere coerenti con l’intuizione di BP dobbiamo cercare di essere interpreti della medesima realtà umana nella fase adulta. Giovanni Paolo II, quando è andato, nel 1995, alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha intitolato (tradotto in italiano) il Suo discorso: “Sono qui di fronte a Voi quale testimone della dignità della persona umana” . Il “giocare”, “fare”, “pensare” delle tre età giovanili trova la sua maturazione nella considerazione della persona umana ed a partire dalla persona umana. E’ facile capire che parlare della persona umana significa, ovviamente, parlare della vita. Tradotto in parole più semplici, possiamo anche dire che interpretare la Legge Scout da adulti significa interpretare ciascuno di noi (in quanto persona) insieme agli altri e, di conseguenza, la vita personale insieme a quella degli altri o vita comune. Come noto, la natura della persona umana (ossia di ciascuno di noi, di ciascuno dei “fratelli”, indipendentemente dalla cultura e dal colore della pelle) è la realtà più complessa del creato. Oggi disponiamo anche dei risultati delle ricerche sul “genoma umano”, a comprovare la profonda analisi sulla persona svolta da Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica. Non è da Scout “scappare” dalla realtà. Riflettendo sulla persona umana notiamo la complessità della natura personale e, quindi, il suo agire interiore molteplice ed intenso - intellettivo e volitivo, conoscitivo e morale, concettuale ed etico - che guida l’operare esterno e da questo viene condizionato. Infatti, il “pensare e volere” precede il “fare”. Se uno “pensa e vuole” sbagliato, opera sbagliato. Ne consegue un operare esterno multiforme e creativo per vivere una vita propriamente umana: nell’ unità familiare, nella convivenza civile, nell’ ambiente naturale. Ciò che il Magistero sintetizza nella espressione “realtà temporali” o, anche, “mondo”. Se analizziamo, poi, la “struttura” del nostro operare esterno, ci rendiamo facilmente conto che si svolge su sei temi: a-)per soddisfare le necessità primarie (godere buona salute, alimentarsi, abitare, abbigliarsi e sentirsi parte attivo/recettiva della comunità), b-)per le attività culturali (la comunicazione del “pensare e volere”), c-)per aprire relazioni sociali nella libertà, d-)per le iniziative economiche, sia in senso produttivo che recettivo, e-)per organizzare la vita personale e comune, o politica, f-)per armonizzare il multiforme operare nell’ordinamento giuridico/istituzionale. Il Vangelo indica “cosa” noi Laici dobbiamo fare per costruire il bene nella storia, assegnando ai nostri “talenti” personali “come” realizzarlo. Luca riferisce la risposta di Gesù “Mia madre ed i miei fratelli sono coloro che la Parola di Dio ascoltano e ad essa danno creativamente forma (storica)”. Luca 8, 20/21 usa il verbo greco poiéo che significa, appunto, dare creativamente forma storica ad una realtà Se del caso, non ho difficoltà ad offrire, alla comune riflessione, le indicazioni del Vangelo dal “Magnificat” al Cap. XXV di Matteo, passando per Giovanni, Luca e Marco. Per realizzare le indicazioni del Vangelo, possiamo riferirci alla “struttura” dell’operare personale e comune, indicata appena sopra. Dunque possiamo, ora, riprendere il filo del ragionamento considerando l’asse portante del percorso educativo Scout - realizzato dalle tre Branche AGESCI, per intenderci - che consiste nel “provocare” il/la ragazzo/a per favorirne lo sviluppo dei “talenti”, ossia lo sviluppo della ricchezza potenziale insita nella natura personale. In fase adulta noi dobbiamo operare per lo Sviluppo in quanto tale, ossia per l’insieme delle crescite e dei progressi dei sei aspetti della vita propriamente umana accennati sopra. Inoltre, il percorso educativo Scout si realizza per la attiva e responsabile partecipazione di ogni Lupetto alla vita del Branco, di ogni Esploratore alla vita della Squadriglia e del Reparto, di ogni Rover e Scolta alla vita del Clan. In fase adulta noi dobbiamo operare per la Partecipazione in quanto tale, imparando noi stessi per primi a superare ed aiutando tutti a superare la “cultura della delega”. Infatti, come abbiamo notato sopra, non è da Scout “scappare” dalla realtà, anche se complessa ed in continua trasformazione, ma è da Scout operare in essa utilizzando tutti i talenti personali, con fede e tenacia, per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Pier Giuseppe IL PRIMO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI Lo Scout e la Guida pongono il loro onore nel meritare fiducia “A Scout’s honour is to be trusted”
Quando svolgevo le funzioni di Capo Reparto mi sono chiesto più volte come mai Baden Powell abbia aperto la Legge con una dichiarazione così inequivocabile e abbia utilizzato due parole così impegnative, come l’onore e la fiducia. 1-)Cosa significa la parola “onore” ? E’ opportuno considerare questa parola secondo tre valenze, se così possiamo dire, l’una coassiale all’altra. 1.A-)Innanzitutto l’onore riguarda la realtà che si muove procedendo da dentro l’interiorità personale. Riguarda, quindi, la coerenza intellettuale e volitiva, concettuale e morale, di ciascuno con riferimento all’operare esterno. Le sue radici si inseriscono, necessariamente, nell’intelligenza e nella volontà, nel pensare e nel volere personali. 1.B-)La seconda valenza riguarda il contesto in cui si inserisce l’operare esterno personale, ossia l’unità familiare, la convivenza civile, l’ambiente naturale. Il contesto, cioè,della vita reale. La coerenza personale tra pensare, dire, fare, nella vita, ad esempio. 1.C-)La terza è costituita dal fine. Ciascun essere umano agisce propriamente per un fine. Anzi possiamo dire che l’agire propriamente umano è quello espresso per un ordine di fini: personali, familiari, comuni. Gli altri sono atti compiuti da un uomo, ma non sono, propriamente, atti umani. Infatti un uomo è libero se ha signoria dei propri atti. Perciò BP, giustamente subito all’articolo terzo, contempla la dimensione del fine. 2-)Ora dobbiamo considerare il tema della fiducia. Il primo articolo in inglese, potrebbe venir tradotto, con una perifrasi, così. “(Premesso che l’onore è un attributo di ogni essere umano) l’onore dello Scout deve essere “fiduciato” Il Dizionario Devoto/Oli esprime una definizione significativa Spiega la voce “persona di fiducia” in questo modo . 3-)Rimane da combinare le due voci e di combinarle in ordine al fine che, come si vedrà negli articoli successivi, è il bene comune, ossia lo sviluppo personale e comune. Potremmo, riassumere le brevissime analisi precedenti in questo modo. Ogni essere umano “deve” agire tra due “poli”: a-)la natura personale, che “deve” esprimere e sviluppare per vivere una vita propriamente umana e non solo continuare ad esistere , b-)l’ordine dei fini personali, familiari, comuni, per raggiungere i quali, appunto, “deve” agire ed operare. Tra questi due poli sta la vita reale. Noi sappiamo, per esperienza diretta, che è una “impresa”. Non so se esiste ancora la preghiera dello Scout. Essa recitava “Signore, aiutami a lottare per il bene difficile contro il male facile” Nel commentare i prossimi nove articoli torneremo, certamente, su questo tema per capirlo, approfondirlo, chiarirlo. Ora siamo in grado di capire perché BP ha ritenuto necessario aprire la Legge con questo primo articolo. IL SECONDO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sono leali A Scout is loyal to the Queen, his country, his Scouters, his parents, his employers, and to those under him
E’ facile capire che questo articolo è, in un certo senso, la conseguenza del primo, o, per meglio dire, il primo è il presupposto di questo. Mentre il primo riguarda prevalentemente l’agire nella interiorità personale, questo, invece, riguarda i suoi contenuti e valori tradotti nelle relazioni sociali. Perciò dobbiamo considerare, a questo proposito, due elementi: l’uno “interno”, se così possiamo dire, alla dimensione sociale della persona e della vita e l’altro “esterno”. Al presente la vita di relazione non è facile e non è immediata. La gente è diffidente. Rimane stupita e sconcertata di fronte ad una persona socialmente aperta che si avvicina per innescare una relazione. Per quanto riguarda l’elemento “esterno” siamo consapevoli della rilevanza giocata dalla dimensione culturale che, in un certo senso, precede e segue la dimensione sociale. Precede perché il “pensare” e il “volere” precedono il “fare”. Segue perché è nella interiorità personale che riflettiamo sulle esperienze operative vissute. Essere “leali” richiede, quindi, una certa padronanza del proprio operare nel contesto reale in cui siamo inseriti. Il Dizionario Devoto–Oli spiega la parola “leale” in questi termini: “Indica la franchezza e la sincerità associate ad una dichiarata e ammirevole onestà” . Al presente ci troviamo in un contesto culturale e sociale molto confuso del quale dobbiamo essere lucidamente consapevoli per rendere la lealtà un elemento reale storicamente positivo e non solo una caratteristica della età giovanile Scout. Facciamo tre esempi. Alcuni che sfilano nei cortei pacifisti, frequentano, probabilmente, anche i video giochi con filmati di violenza, pugni, calci, armi di distruzione. Addolora la consapevolezza di una cleptomania diffusa; rubano anche nei Reparti ospedalieri mentre il paziente è in sala operatoria. Possiamo essere sconcertati dalla quotidiana rilevazione della corruzione o, anche solo, della illegalità diffusa. Per contro la produzione di leggi, decreti, circolari interpretative, e relativo burocratismo, prosegue imperterrita nella illusione che la vita possa essere guidata dalla Legge scritta, quasi la Legge scritta ponente l’essere, anziché viceversa. Dunque, in quanto Scout Adulti, siamo chiamati ad una missione storicamente rilevante. Il Vangelo insegna molte cose. Tra l’altro insegna che la “verità rende liberi”. A ben considerare, per operare lealmente è necessario testimoniare la nostra apertura e disponibilità rivolta a tutti, ma nella lucida padronanza delle situazioni, per evitare e superare gli eventuali elementi negativi, e questo non solo nel rapporto “da persona a persona” - che è già difficile - ma nel contesto della convivenza civile. IL TERZO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout si rendono utili ed aiutano gli altri A Scout’s duty is to be useful to help others
Riflettendo retrospettivamente sui primi due articoli, guardandoli, cioè, da questo “punto di stazionamento” possiamo capire meglio la loro funzione preliminare. Il primo ed il secondo sono in funzione di questo. Essi “escono”, se così si può dire, dalla realtà soggettiva, mentre questo si fa carico, giustamente e necessariamente, della realtà oggettiva. Infatti S. Tommaso, nella Somma Teologica, spiega che nelle realtà operative il fine ha ragione di principio. Sappiamo che il fine oggettivo è costituito dal Bene comune, o, in linguaggio attuale dalloSviluppo comune. Appare facilmente comprensibile che il Bene comune è costituito dalla corrispondenza tra sviluppo personale(ossia della singola persona) e sviluppo comune (ossia delle persone nel loro insieme) L’articolo in inglese è più perentorio rispetto quello in italiano. “Un dovere dello Scout è di essere utile per aiutare gli altri” Perciò consideriamo insieme questo terzo articolo interpretato e vissuto da AS, consideriamo insieme, cioè, lo Sviluppo personale e comune nelle sue componenti reali. E’ sufficiente considerare il nostro operare esterno, ossia l’operare esterno dell’essere umano in quanto tale, vissuto da ciascuno di noi secondo il nostro modo di essere o personalità. Infatti, a ben considerare, noi operiamo: a-)per continuare ad esistere (alimentarci, godere buona salute, avere una abitazione, abbigliarci e sentirci parte della comunità), b-)per esprimere e comunicare il “pensare e volere”, ossia per le attività culturali, c-)per le relazioni sociali, d-)per le iniziative economiche, sia nel senso produttivo che nel senso dell’utilizzo dei beni, e-)per organizzare la nostra vita f-)per inserire il nostro operare nell’ordinamento giuridico/istituzionale. La globalità di questi sei aspetti del nostro operare e la loro combinazione determinano, di conseguenza, le componenti della convivenza civile e, quindi, dello Sviluppo personale e comune. Infatti, la parola Sviluppo significa l’insieme delle crescite e dei progressi. E’ necessaria una considerazione globale della realtà e della vita con l’intenzione di promuovere tutte le crescite e tuttii progressi per determinare, appunto lo Sviluppo, o Bene comune. E questo, non solo da parte di alcuni, ma da parte di ciascuno insieme agli altri. Perciò la Partecipazione, di cui parleremo in seguito, è l’altra faccia della medaglia. Infatti: Sviluppo e Partecipazione coincidono con la gestione responsabile della libertà. Di conseguenza noi AASS dobbiamo impegnarci per promuovere e costruire il processo di Sviluppo nella realtà presente per la realtà futura. IL QUARTO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sono amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout A Scout is a friend to all, and a brother to every other Scout, no matter To what country, class or creed the other may belong
Questo articolo propone un tema di fondamentale importanza, perché, in un certo senso, preliminare rispetto a molti altri. Infatti, interpretato da Adulti, significa la consapevolezza di partecipare, ciascuno di noi, della comune natura umana. Principio fondamentale della fede cristiana e risultato delle ricerche sul Genoma umano, secondo le quali partecipiamo della comune natura umana per il 99,9%, le differenze ridotte solo allo 0,1%. Al contrario conosciamo non solo il razzismo hitleriano o stalinista, ma la paranoia etnica ancora tragicamente diffusissima nel mondo. Tu non sei del mio sangue, allora sei un nemico e ti uccido. Per aiutare gli esseri umani a superare questo “cancro sanguinario” etnico, Gesù, istituendo l’Eucaristia, ha introdotto l’offerta a tutti del Suo Sangue, che nel linguaggio semitico, significa, appunto, la globalità della vita, come il Corpo significa la pienezza dell’essere. La partecipazione ad ogni essere umano della comune natura mediante il concepimento, fonda la comunità. Con il concepimento ciascuno di noi riceve la comune natura alla quale partecipa in modo sussistente, unico, originale, irripetibile. La comunità non la si costruisce operando giorno per giorno come, invece, la convivenza civile, ma la si edifica facendo figli. Infatti la comunità è la incarnazione storica della comune natura umana. Perciò solo apparentemente BP sembra formulare una indicazione utopica, mentre interpreta nel modo più profondo la realtà dell’essere umano e della vita. Il venir meno da questa lettura dell’essere umano e della vita, procura equivoci, sottosviluppo, disordine, conflitti, morte. Aggiungiamo che l’indicazione di BP non ha nulla di irenico perché la nostra esperienza di sincera amicizia implica la ricerca della verità e, quindi, il confronto, il dibattito, le riflessioni, le sperimentazioni e poi ancora le riflessioni e così via Inoltre per essere autentica amicizia, comporta partire dal fine comune e noi sappiamo che il fine da cui partire per il nostro agire ed il nostro operare è il “bene comune” che coincide con il processo di sviluppo storico, il processo di sviluppo personale e comune alla pienezza, a favore del quale ciascuno di noi è chiamato ad offrire il proprio contributo, i propri “talenti”, per fare nostra l’espressione evangelica. IL QUINTO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sono cortesi A Scout is courteous
Questo articolo è coerente con i primi quattro e, in un certo senso, dipende dal precedente. Però, a ben considerare, mentre l’indicazione dell’amicizia ci ha fatto scoprire o riscoprire, “a monte”, la partecipazione, a ciascuno di noi, della comune natura umana, questo ci fa scoprire, “a valle”, la partecipazione, di ciascuno di noi, alla convivenza civile. Quindi, anche il tema della democrazia della partecipazione è di fondamentale importanza. Certamente la democrazia moderna - del consenso o rappresentativa – sorta nell’ambito della Glorius Revolution dell’ultimo quarto del XVII secolo in GB, è stata una grande conquista ed un fatto rivoluzionario. I “governanti” non lo sarebbero più stati per ragioni dinastiche o di potere militare, ma perché eletti dai cittadini sulla base di un programma. Questa grande conquista, soprattutto nei Paesi sviluppati, da sola, non è più in grado di corrispondere alla complessità della convivenza civile, in continua trasformazione. Per un sistema democratico compiuto o maturo è necessaria anche l’altra forma democratica, ossia la Democrazia della partecipazione. Infatti, mentre gli Operatori della prima sono incaricati - su delega temporanea da parte dei cittadini - alla gestione democratica del “potere” Istituzionale, la seconda è finalizzata a favorire la espressione dell’ autorità personale, ossia a favorire l’espressione e lo sviluppo della capacità., propria dell’essere umano in quanto persona, di essere autore originario del proprio agire e del proprio operare anche dell’aspetto pubblico della vita, oltre, cioè, l’aspetto personale e l’aspetto familiare. La Democrazia della partecipazione implica non solo il superamento della “cultura della sottomissione” (purtroppo tragicamente ancora molto diffusa nel mondo), ma anche il superamento della “cultura della delega” (ancora molto diffusa nel nostro Paese), con la conseguente acquisizione, invece, della “cultura della libertà responsabile”. Noi sappiamo che i “luoghi” di Partecipazione, vuoi specifici (professionali, sociali, ecc.) vuoi locali e generali (Quartieri, ecc.) richiedono l’esercizio sistematico della paziente cortesia. Dunque, anche questo quinto articolo, interpretato e vissuto in fase adulta, rivela la sua fondamentale importanza. IL SESTO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout amano e rispettano la natura A Scout is friend to animals
A tutta prima potrebbe apparire superfluo commentare un articolo concernente un tema così semplice, che suscita un crescente interesse. Ma, a ben considerare, mentre per i ragazzi l’amore per la natura - gli animali, il verde, l’acqua, il sole, e così via - è quasi innato, per noi adulti i temi delle risorse naturali e dell’ambiente pongono problemi complessi da affrontare con molto senso di responsabilità. Non è solo il problema (gravissimo) delle diverse forme di inquinamento, ma anche il problema della deforestazione o della desertificazione, il drammatico tema della mancanza d’acqua in molte parti del mondo, il cosiddetto “buco d’ozono”, l’aumento della temperatura, l’estinzione di tipi di animali, la raccolta differenziata dei rifiuti ed il loro trattamento, certi concimi chimici, e così via. Dobbiamo evitare il rischio di banalizzare - proprio in quanto adulti - questo articolo della Legge, interpretandolo, con un certo infantilismo da evitare, come un invito a fare le passeggiate nei boschi. Certamente conosciamo tutto il valore sanitario della vita all’aperto e del camminare, che raccomandiamo anche a noi stessi, ma sarebbe un errore imperdonabile se riducessimo lo Scoutismo Adulto a questi orizzonti. Noi dobbiamo, infatti, elaborare una cultura nuova per poter costruire una civiltà nuova, (secondo l’esortazione del Magistero) da proporre sia alla Branca ReS dell’AGESCI, sia a tutti coloro che, pur non avendo fatto l’esperienza giovanile Scout, desiderano entrare nel nostro Movimento Adulti. Infatti, se noi riflettiamo sulla nostra stessa esperienza personale, ci rendiamo facilmente conto che la nostra vita si svolge su tre ordini dinamici…più uno, ossia l’unità familiare, la convivenza civile e, appunto, l’ambiente naturale, ciò che il Magistero sintetizza con l’espressione “realtà secolari” o, ancora più sinteticamente., con l’espressione “mondo”. Il quarto ordine, è la comunione ecclesiale, l’apertura, propria dell’essere umano, in quanto persona, all’eterno e all’infinito. Dunque l’ambiente naturale è uno degli ordini dinamici della vita propriamente umana e, quindi della storia. E ciascuno di noi è responsabile del processo di sviluppo storico. IL SETTIMO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sanno obbedire A Scout obeys orders of his parents, Patron Leader, or Scoutmaster without question
Questo è uno degli articoli della Legge più difficili da tradurre in fase Adulta della vita, pur avendo consapevolezza della “cultura della libertà” propria degli inglesi. Innanzitutto dobbiamo rilevare la nostra consapevolezza per quanto riguarda la necessità del “ruolo di coordinamento” in qualsiasi ambito di vita, del quale qualcuno deve avere la pazienza di farsi carico, e al quale corrisponde la necessità di una responsabile collaborazione che faciliti la realizzazione di tale “ruolo” per il bene comune. Dobbiamo, inoltre, rilevare il complesso problema della “legalità”, ossia il dovere di ubbidire alle leggi scritte. Diciamo complesso perché, soprattutto nel nostro Paese, la produzione di leggi, decreti, circolari interpretative, ha raggiunto livelli e proporzioni abnormi, con la conseguente deformazione burocratica della struttura propria dell’aspetto giuridico della convivenza civile che è lo Stato. Abbiamo volutamente dichiarato “scritte” perché, prima di esse, si pone la Legge naturale, sintetizzata dai Dieci Comandamenti, alla quale non ci si può sottrarre, pena causare il disordine ed il sottosviluppo. E, collegato a questa si pone il problema di ubbidire alla coscienza. S. Tommaso, nella Somma Teologica, la spiega, tradotta in linguaggio attuale, come un “passaggio” dell’intelletto personale - già contiguo all’agire della volontà - rivolto all’operare esterno. Ossia se fare o non fare una data cosa, quando, dove, come, con chi, ecc. farla o non farla. Tant’è che la traduce, in un certo senso, come “cum scientia”, proprio nel senso che ciascun essere umano, in quanto persona, deve ampliare ed approfondire il contesto globale nel quale si colloca ogni atto operato nella realtà esterna a sè , nell’unità familiare, nella convivenza civile, dell’ambiente naturale, come abbiamo già visto nell’articolo precedente. Si capiscono meglio, a questo punto, le interrelazioni tra obbedienza, libertà, giustizia. Infatti la “justitia” è la virtù morale che sostiene ciascuno nel dover operare affinché anche ogni altro da sé possa realizzare il “debito atto – debito fine”. La libertà, quindi, è il diritto/dovere di operare per contribuire al processo di sviluppo secondo il proprio personale modo di essere o personalità Si capisce, inoltre che “obbedire”, per l’Adulto Scout, nulla ha da vedere con la “cultura della sottomissione” purtroppo vissuta da tanti popoli nel mondo e nulla ha da vedere con la “cultura della disintegrazione” oggi egemone nel nostro Paese. OTTAVO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sorridono e cantano anche nelle difficoltà A Scout smiles and whistles under all difficulties
Mi sembra che la traduzione letterale del testo di BP possa essere resa così Conosciamo, inoltre, il celebre disegno di BP del ragazzo scout che da un calcio all’im di impossibile. Non possiamo neppure dimenticare l’eroica determinazione degli Inglesi nell’ultimo Conflitto mondiale. Per noi Adulti la questione è complessa, appunto non impossibile, ma complessa. Il passaggio obbligato per avere la “signoria dei propri atti” (come dice S. Tommaso a proposito dell’uomo libero) è possedere, se così si può dire, la “Tavola pitagorica” della convivenza civile e, quindi, dell’operare esterno dell’essere umano in quanto tale, operare interpretato e realizzato da ciascuno di noi secondo il proprio modo di essere o personalità. Questa - che abbiamo chiamato, per facilitare la comprensione - “Tavola pitagorica” consente anche di interpretare la storia, la storia delle idee e la storia dei fatti, nonché il contesto attuale nel quale si inserisce il nostro quotidiano agire interiore ed il nostro quotidiano operare esterno. Dobbiamo partire dalla persona umana, dal suo essere complesso, dal suo agire interiore molteplice ed intenso, dal suo operare esterno multiforme e creativo. Riflettendo rapidamente in noi stessi ci rendiamo conto che il nostro agire interiore è prevalentemente intellettivo e volitivo, conoscitivo e morale, concettuale ed etico. Il nostro operare esterno si sviluppa secondo sei “costanti operative”, a-)per conservarci in esistenza, b-)per le espressioni e comunicazioni culturali, c-)per le relazioni sociali, d-)per le iniziative economiche, e-)per organizzare la vita che è l’essenza dell’aspetto politico, f-)per ordinare i nostri atti, che è l’essenza dell’aspetto giuridico. Poiché la convivenza civile è la risultante dell’operare esterno di ciascun essere umano, insieme agli altri, essa è costituita da sei componenti, corrispondenti alle sei costanti, in exitus/reditus, ossia da dentro di me verso la realtà esterna a me e, viceversa, dalla realtà esterna dentro di me. Adesso è più chiaro, che di fronte a tale complessità della vita, gli articoli precedenti dedicati all’amicizia ed alla cortesia, rivelano la loro importanza, proprio in una situazione, come quella attuale, di “mondializzazione” e di “globalizzazione” IL NONO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sono laboriosi ed economi A Scout is thrifty
Il verbo “thrifty” in inglese ha due significati: 1-)parsimonioso, frugale, economo – 2-)prospero, fiorente. Entrambi sono funzionali all’approfondimento Adulto di questo articolo. Abbiamo già rilevato - nella Introduzione e nel riflettere sugli articoli terzo e ottavo - l’aspetto economico dell’operare personale e, di conseguenza, la componente economica della convivenza civile. Per quanto possa apparire annoiante, dobbiamo sempre avere presente la nostra complessità personale e, di conseguenza, la complessità della convivenza civile, della quale, appunto, quella economica è una delle “componenti” e renderci conto di una certa “architettura” dinamica delle componenti. Abbiamo già notato che la componente economica è “determinata” da quella sociale, “determinata” da quella culturale, “determinata”, a propria volta, dalle condizioni di base dell’esistenza. All’inverso, la componente economica “condiziona” le componenti sociale, culturale, esistenziale, determinando quella politica e giuridica, le quali, a propria volta sono condizionanti. E’ noto che la storia dell’uomo ingloba la storia della produzione dei beni materiali, dei quali l’uomo non può fare a meno, la quale implica, a propria volta, la capacità di inventare e produrre una gamma sempre più vasta di beni, sia di quelli che noi denominiamo “di consumo”, sia di quelli denominati “durevoli. Non solo ma ha aperto un settore, che potremmo denominare “economico dell’economico”, volto a produrre i beni strumentali, ossia i beni che consentono produrre altri beni, ivi comprendendo i beni edili in senso ampio. Inoltre l’uomo ha scoperto un elemento indispensabile che denominiamo “energia” e si è impegnato a produrla. Tutto questo sarebbe impossibile senza l’aspetto sociale dell’economia che è la “commercializzazione” dei prodotti, o se vogliamo usare un termine discusso “il mercato”, nonché il corrispondente impianto finanziario. Rileviamo, inoltre, che tutto questo sarebbe impensabile senza “prima” le elaborazioni culturale, scientifica, tecnologica, di signoria, direttamente connesse alla produzione e commercializzazione. Non è difficile, a questo punto, rendersi conto della crescita, parallela, e per molti versi intrecciata, dei beni immateriali o Servizi. Per concludere queste telegrafiche riflessioni sulla consapevolezza economica dell’Adulto Scout, rileviamo alcuni elementi qualificanti. Innanzitutto il “just in time” ossia il tempo strettamente necessario per progettare – produrre – vendere il prodotto, limitando al minimo le giacenze nel processo produttivo, per il rapporto costi/ricavi. Un altro elemento è costituito dai “controlli di qualità”. Un altro elemento “pubblico” è costituito dal rapporto proporzionale tra produzione dei beni materiali e produzione dei Servizi da un lato e disponibilità finanziarie delle singole persone, dei nuclei familiari e delle Istituzioni. Ricordiamo ancora quanto brevemente accennato nel sesto articolo, i risvolti economici dello smaltimento e del trattamento dei rifiuti. Una riflessione particolare rivolta alla “formazione delle risorse umane” , sia quella preliminare sia quella in continuo, meglio definibile come “auto formazione” IL DECIMO ARTICOLO INTERPRETATO E VISSUTO DA ADULTI La Guida e lo Scout sono puri di pensieri, parole ed azioni A Scout is clean in thought, word and deed
Forse sarebbe meglio parlare di “trasparenza di vita” perché armonizzerebbe meglio con gli articoli: primo, secondo, quarto e quinto. Potremmo anche dire che ne rappresenta la considerazione conclusiva. D’altronde le parole “puro” e “purezza”, in inglese vengono espresse con “pure” e “purity”. A ben considerare, si ha la sensazione che nella convivenza civile vi siano molte “zone d’ombra”, molte cose che non si riesce a sapere o a capire, molti “misteri”. Inoltre capita che una persona, a propria insaputa, venga distrutta moralmente da voci ed allusioni tenute nascoste. Aggiungiamo i balletti delle cifre dei bilanci pubblici e dell’inflazione, la “nebbia” che circonda certi avvenimenti. Per lo sviluppo e per la partecipazione è necessaria la trasparenza. Per la libertà, la democrazia compiuta, la costruzione del bene comune è necessaria la trasparenza. Innanzitutto la trasparenza nell’agire interiore, il “luogo privilegiato” dell’incontro e del dialogo con il Padre che chiama ogni essere umano ad avere un rapporto personale con Lui, grazie a Cristo Mediatore ed allo Spirito Santo che sostiene ciascuno a dialogare con il Padre. Trasparenza nel “pensare e volere” in sé stessi. Trasparenza nel multiforme e creativo operare esterno. Come ricerca e comunicazione della verità dal punto di vista culturale, come apertura nelle relazioni sociali, come qualità e congruenza nelle iniziative economiche, come coerenza e adesione alla realtà nell’organizzazione politica, come sistematico impegno ad operare la giustizia e impostare i rapporti personali e pubblici nella legalità. Aggiungiamo la trasparenza all’interno dell’unità familiare, nel realizzare correttamente, affettivamente e responsabilmente i suoi ruoli “scorrevoli” di figlio/a, nipoti, fidanzati, sposati, genitori, zii, nonni. Trasparenza, ancora, nella Comunione ecclesiale, ricordando la risposta di Gesù a Pilato: “Per questo sono nato e sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità”. Evitiamo di imitare - magari inconsapevolmente - Pilato quando chiede “Cosa è la verità ?” (Gv. XVIII, 37/38)
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