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La Madonna pellegrina nelle case

08/09/2016 - 08/12/2016

 

LA MADONNA PELLEGRINA NELLE CASE


UN SECONDO PELLEGRINAGGIO INIZIERA' L'8 SETTEMBRE, PRENOTATEVI PRESSO LA FARMACIA FRANCO E PAOLO GATTI DI QUARGNENTO.


Cari amici parrocchiani, nei prossimi mesi, potremo accogliere una statua benedetta della Madonna nelle nostre case!
Ciascuno potrà ospitare per due giorni la Vergine e pregare con Lei il Signore Gesù in due momenti:
il primo intimo, con la propria famiglia; l'altro, se se
la sente, in condivisione (chiamando amici,
conoscenti, vicini di casa), per imitare la Madre
di Dio che porta il Signore nel mondo.
Nelle nostre case entrerà una statua benedetta, segno della
presenza di Maria e del Suo Figlio Gesù: proviamo allora a essere coraggiosi, accogliamo la Madre di Dio e invitiamo!

Un primo pellegrinaggio inizierà Domenica 10 aprile 2016 e si
concluderà lunedì 18 luglio 2016.

CAMMINANDO CON LA MADONNA PELLEGRINA
Prendiamo l' iniziativa della Madonna Pellegrina nelle nostre case sotto diversi aspetti: come frutto dei festeggiamenti per la commemorazione del centenario della nascita di Don Bosco e anche come preghiera ed evangelizzazione in un anno particolarmente importante ed eccezionale come quello della Divina Misericordia.Don Bosco passa ancora dopo 200 anni e ci confronta con la nostra Fede, e con l'insegnamento di credere ed amare Gesù e Maria sua e nostra madre.
Diamo più vita all'immagine di Maria Ausiliatrice senza lasciarla nella nicchia, fredda, lontana da noi quasi fosse irraggiungibile, la portiamo nelle nostre famiglie e dentro di noi con la preghiera, le nostre richieste le nostre suppliche, le diamo il nostro calore, la nostra ospitalità simbolica e Lei entrerà nei nostri cuori e ci darà la pace di cui abbiamo bisogno perché attraverso Lei entrerà nei nostri cuori Gesù così come Lei ha portato Gesù nel suo grembo ad Elisabetta e le ha portato pure il suo servizio.
Il simbolo della statua nelle nostre famiglie susciterà , il pensiero, la preghiera, la domanda in chi ha dentro queste cose e sono sepolte.
L'obbiettivo spirituale è quello di portare qualcosa al cuore e al corpo per rompere l'indifferenza, la chiusura, la freddezza, abbattere i muri, fare più comunità anche con i più poveri, i più emarginati che vivono nella solitudine e nell'indifferenza.
L'anno della Misericordia ci chiede di essere una Chiesa in uscita.
La Misericordia può aiutarci a contattare persone che sono ai margini e perdiamo per strada senza che nessuno dica niente.
Questa è un'emergenza da affrontare e iniziare a risolvere in questo modo:
attivarsi, partecipare, condividere, sostenere la squadra non fare solo pubblicità all'evento. Ogni battezzato vive con impegno l'invito : “andate e annunciate la buona novella del Vangelo”.
Gesù e Maria, sono la chiave di volta che sostiene l'edificio di questa iniziativa che ci consente di sentirci partecipi del fatto che la Madonna e Gesù vengono in casa e ciascuno di noi vive questa esperienza in modo intimo e diretto.
Non c'è il Parroco che stimola ma siamo noi che agiamo.
Speranze e propositi si uniscono, rompiamo gli schemi a cui siamo sempre stati abituati: la preghiera in Chiesa, la S. Messa alla Domenica.
In questa iniziativa ci sono anche aspetti missionari: Maria che va dalla cugina Elisabetta Questo viaggio può essere interpretato sotto l'aspetto spirituale ma anche sotto l'aspetto del servizio quale frutto di Misericordia, di tenerezza di compassione, il Samaritano che si prende cura dell'altro. C'è anche l'impellenza il bisogno della presenza dell'altro nella comunità che lo pensa lo desidera e non sta tranquilla, si sente incompleta, ferita, fino a quando l'altro non ritorna .
La comunità lo attende così come il popolo Ebreo esiliato in Egitto o in Mesopotamia attendeva la liberazione da Dio e la attendeva in modo nostalgico e pieno di dolore per la consapevolezza di aver meritato l'esilio a causa dei propri peccato che consisteva di essersi allontanato da Lui.
Se però prima questo aveva un senso dopo la venuta di Gesù, la sua morte e risurrezione, tutto è cambiato.
Come dice però S. Paolo nella lettera ai Corinzi: …....i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare.......... tutti mangiarono lo stesso cibo e bevvero lo stessa
bevanda spirituale.......... ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono......tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento , di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi chi crede di stare in piede, guardi di non cadere.
L'Evangelizzazione parte dal bisogno di far rientrare nella nostra comunità tutti quelli che ne sono lontani o se ne sono allontanati.
La comunità vive senza la loro presenza un dolore vivo e bruciante dovuto al fatto che non si sente completa se non in funzione del fatto che i fratelli lontani ritornino a farne parte così come una coppia ferita che si separa (e a volte uno dei due non accetta la separazione e vive un dolore così intenso da pensare di annullare l'oggetto del proprio dolore eliminando fisicamente entrambi i termini del rapporto terminato).
La Comunità non si sente realizzata appieno fino a quando il fratello lontano non occuperà il suo spazio, il suo posto in Chiesa che ora è vuoto e l'attende.
Non ha senso far soffrire la Comunità così come soffrirono gli Ebrei in esilio oggi che possiamo vivere una realtà ben diversa da quella del popolo Ebreo dell'Antico Testamento infatti noi viviamo la realtà salvifica ottenutaci da Gesù dopo la sua morte per riscattarci dalla nostra condizione di schiavi perché considerati Figli.
La crosta del terreno in cui si vuole seminare è dura e il seme che cade per terra non germoglia, si mantengono attivi i giudizi e i pregiudizi nei confronti di dei sacerdoti, della Chiesa in generale e dei fedeli che partecipano in modo attivo alla loro fede, cercando di trovare in queste categorie contraddizioni che permettono a chi è lontano di trovare una buona ragione per rimanervi per cui a pregare, pur con le loro imperfezioni, sono sempre gli stessi.
Chi aderisce a questa iniziativa esce dalla sua fede passiva e la sua preghiera non viene più trattenuta per sé ma resa disponibile per la Comunità in modo che porti frutti di conversione del cuore, di giustizia sociale e di pace.
Quindi meglio ancora se questa iniziativa viene accolta da chi fà fatica a pregare perché crediamo che ciò farà scattare un affetto nel cuore delle persone che permetterà di mettere a fuoco il proprio percorso di vita, permetterà di farne un bilancio perché crediamo che non si possa essere insensibili al passaggio di Maria nelle nostre case.
Noi dobbiamo fare il possibile perché vi entri e poi lasciamo a Lei seminare e raccogliere i frutti di conversione di amore e di pace.
Potremmo non essere noi i testimoni della raccolta dei frutti ma certamente lo saremo della semina e questo basta.
Dobbiamo fare ciò che lo Spirito ci chiede di fare senza pretendere altro.
E' anche un cammino di perdono, riconciliazione, di preghiera, di amore che entra nella Comunità.
E' un'accettazione della presenza di Maria nella nostra vita in un modo più significativo è come se per i due giorni la Madonna fosse un'invitata speciale ed eccezionale a cui nell'intimo delle mura domestiche ci si potrà rivolgere per chiederle aiuto, conforto, protezione, grazie, confidarle il nostro amore, senza magari pregare meccanicamente ma solo soffermandosi qualche istante a parlare con Lei e confidarle tutti i nostri dolori, le nostre angosce, le nostre preoccupazioni e ringraziarla per tutte le gioie che ci ha dato e vorrà ancora darci, e se qualcuno per timidezza o pudore non osasse soffermarsi un po' con Lei siamo certi che il solo passarle accanto, il vederla, il pensarla sarebbe già una grande preghiera anche per chi non avesse mai preso il S. Rosario tra le mani neppure una volta nella sua vita.
Dimentichiamo troppo spesso i miracoli di conversioni ottenute con l'amore .
Abbiamo tutte le chiavi per aprire il cuore delle persone anche quelle più lontane ma preferiamo a volte lasciarle arrugginire anziché usarle.
La ruggine del nostro orgoglio, della nostra invidia, del nostro giudizio, della nostra meschinità, dell'ira,della nostra incoerenza le consumano sino a renderle inservibili.
Dovremmo sempre invece tenerle ben oliate con il lubrificante dell'amore, della gioia, della preghiera e dell'umiltà.


TRUSSI CARLO – FRANCO GATTI

 

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